Origami, un po’ di storia
La nascita di questa tecnica è strettamente correlata con la nascita della carta (ne ho parlato qui) ma mentre la carta nasce in Cina, la tecnica dell’origami nasce in Giappone.
Il termine 折り紙 ori-gami, deriva infatti dal giapponese, oru piegare e kami carta e ha preso quindi l’accezione di Arte di piegare la carta.
L’origine degli origami giapponesi è strettamente legata alla religione shintoista e ai suoi principi legati al ciclo vitale e all’accettazione della morte come parte del tutto: basta pensare che la parola carta e la parola dei si pronunciano entrambe kami.
Le prime forme di origami, dette go-hei, erano costituite da semplici strisce di carta piegate in forme geometriche e, unite ad un filo o ad una bacchetta di legno, venivano usate per delimitare gli spazi sacri.
Il periodo Heian
Il periodo storico che vede l’affermazione dell’origami nella cultura scintoista e giapponese è il periodo detto Heian (compres0 tra l’VIII e il XII secolo) e che prende il nome dalla capitale del tempo, Heian-kyo, l’attuale Kyoto.
Siccome in Giappone erano i monaci a fabbricare la carta, inizialmente l’uso dell’origami fu prevalentemente legato alla religione.
In questo periodo nasce la tradizione della bambola fluttuante: una bambola di carta veniva posta su una barca, anch’essa realizzata ad origami, e lasciata trasportare dalla corrente di un fiume fino al mare. La bambola rappresentava gli spiriti maligni e con questa cerimonia si pensava che il fiume li avrebbe portati lontano.
Successivamente quest’usanza venne sostituita da quella, più complessa, di ricostruire ritualmente con l’origami la corte imperiale, con i suoi personaggi negli abiti caratteristici. Queste bambole di carta venivano sistemate su piattaforme di stoffa rossa secondo un rigido ordine gerarchico che vedeva, dall’alto verso il basso:
- sul primo gradino: l’imperatore e l’imperatrice;
- sul secondo gradino: tre dame di corte raffigurate nell’atto di reggere una teiera da saké;
- sul terzo gradino: cinque musicisti di cui quattro reggono ciascuno un diverso strumento musicale, mentre il quinto, il cantante, ha tra le mani un ventaglio;
- sul quarto gradino: due bambole che rappresentavano dei funzionari;
- sul quinto gradino: varie miniature di oggetti quotidiani e rituali, come stoviglie e teiere, fiori, armi e abiti.
Il periodo Edo
La fioritura dell’origami nel periodo Edo è generalmente rappresentata dalla figura della gru, oggi uno degli origami tradizionali giapponesi più noti e la cui tecnica venne perfezionata proprio attorno al XVIII secolo: al 1797 appartiene infatti uno dei più noti libri sull’origami, Piegatura delle mille gru di Sembazuru Orikata. La pratica fa riferimento al particolare valore della gru come simbolo di immortalità e alla leggenda secondo la quale chiunque pieghi mille gru vedrà i desideri del proprio cuore esauditi. Realizzare per sé o regalare i tradizionali “grappoli” di mille gru è quindi considerata una pratica simile agli ex voto della cultura cattolica.
L’aneddoto più noto legato a questa tradizione è quello di Sadako Sasaki: una bambina esposta alle radiazioni della bomba atomica di Hiroshima era sul proprio letto di morte a causa della leucemia. La bambina iniziò allora a piegare le mille gru, ma morì prima di riuscire a portare a compimento la propria opera. Le venne eretta una statua nel Parco della Pace di Hiroshima, una ragazza in piedi con le mani aperte ed una gru che spicca il volo dalla punta delle sue dita. Ogni anno questo monumento è adornato con migliaia di corone di mille gru.
L’origami conserva inoltre un ruolo preponderante in numerose altre festività giapponesi. Durante il Capodanno, ad esempio, è usanza realizzare a origami e kirigami le cartoline augurali, le buste di denaro per i bambini .
Anche il primo lavoro realizzato durante il nuovo anno è spesso una figura tradizionale dell’origami. Durante la festa di San Valentino, durante la quale in Giappone sono le donne a eseguire il dono rituale di cioccolatini, gli astucci per i dolci sono spesso realizzati ad origami .
L’opera del giapponese Akira Yoshizawa, un creatore di origami e scrittore di libri sull’argomento, ha dato vita a una sorta di un moderno rinascimento di questa tecnica. L’origami moderno ha ormai una portata mondiale, con modelli sempre più complessi e nuove tecniche come il wet-folding, la pratica di inumidire il foglio durante la piegatura in modo che il prodotto finito mantenga meglio la forma, o il soft-folding, in cui la carta viene piegata in modo più deciso o più morbido per creare effetti particolari.
L’origami moderno e l’occidente
Si può dire che per quanto riguarda la diffusione dell’origami in Occidente Friedrich Fröbel ebbe un ruolo importante: infatti scoprì le enormi potenzialità dell’origami per poter sviluppare la creatività degli alunni e insegnare varie regole di geometria elementare.
L’idea di Fröbel non ebbe però grande risonanza se non quando venne riscoperta proprio in Giappone da Akira Yoshizawa, uno dei più grandi maestri di origami. Fu proprio grazie ai lavori di Yoshizawa che l’origami diventò una vera e propria forma d’arte. Grazie a lui si introduce il concetto di ‘pieghe morbide’ e di tridimensionalità e, sempre grazie a lui nasce la tecnica del wet folding (piega bagnata), tecnica che conferisce ai modelli di orgiami una plasticità unica.
Fu proprio Yoshizawa, insieme a Samuel Randlett e Robert Harbin (altri due grandi maestri dell’origami moderno), a creare i segni e i simboli da usare per indicare le pieghe da usare sulla carta, simboli che usiamo ancora noi oggi. Questi segni internazionali permisero così di diffondere ancora di più questa tecnica potendo così eseguire un lavoro anche senza la presenza di un maestro: bastano le istruzioni per eseguire un perfetto origami.
Cercando informazioni per scrivere questo post ho scoperto alcune cose interessantissime su questa tecnica.
Tutti noi conosciamo l’origami nella sua accezione più classica ma ho scoperto che i suoi principi vengono applicati in diversi settori. Per esempio, lo sapevi che gli airbag nelle nostre automobili sono piegati seguendo proprio i principi dell’origami? Se ci pensi si tratta di piegare una superficie ampia in uno spazio minomo in modo che poi, in caso di collisione, si possa espandere per proteggerci.
E anche in medicina il principio di base dell’origami è stato applicato per la creazione degli stent che si usano in chirurghia vascolare.
Tutto questo ci fa capire come l’origami è molto più che un passatempo o un modo di piegare la carta per realizzare oggetti meravigliosi ma può diventare anche uno strumento per creare oggetti capaci addirittura di salvarci la vita!
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