Riparazione: gesto gentile verso noi stessi
Riparazione è un termine con diverse accezioni.
Si ripara un oggetto rotto ma si ripara anche una materia a scuola quando si prende un brutto voto
Si ripara uno strappo nei pantaloni ma anche una ferita dell’anima.
E proprio di quest’ultima ti voglio parlare.
Kintsugi
Forse hai sentito parlare del Kintsugi: il Kintsugi è una forma artistica giapponese molto antica. Si scrive coi kanji 金継ぎ, che rispettivamente significano “oro” (金) e “aggiustare” (継ぎ). Letteralmente possiamo tradurlo con “aggiustare con l’oro” o anche “toppa dorata”. Certe volte, soprattutto in Occidente, si può incontrare anche il nome di Kintsukuroi, scritto coi kanji 金繕い e tradotto con “oro” e “riparatore” (繕い), quindi “riparatore che usa l’oro”.
Questa tecnica consiste nella riparazione di vasi e stoviglie rotte applicando alcune lacche mescolate a polveri di metalli preziosi, come oro e argento, lacche che fano come da collante tra i pezzi rotti o addirittura sostituiscono il pezzo mancante.
Le prime rudimentali tecniche di riparazione di oggetti in Giappone risalgono al periodo storico che dal 10.000 a.C. fino al 400 a.C., mentre come forma d’arte inizia nel XV secolo: una leggenda narra che uno Shogun, importante titolo militare, dopo che la sua tazza da tè preferita si ruppe, chiese a degli artigiani di ripararla in modo che fosse ancora utilizzabile e degna della sua carica. Come possibile soluzione gli artigiani utilizzarono della lacca naturale mescolata con polvere d’oro, ottenendo così un risultato degno di uno Shogun e nello stesso tempo ridiedero vita alla tazza.
Questa forma d’arte prese piede presso le varie corti dell’epoca. Sembra addirittura che in molti casi le porcellane venissero rotte intenzionalmente per poterle poi riparare con la tecnica del Kintsugi, aumentando così il valore dell’oggetto.
Ogni oggetto riparato con questa tecnica, infatti, diventa un pezzo unico al mondo, un capolavoro artistico non replicabile perché non può esistere una rottura simile all’altra e quindi anche la sua riparazione è unica.
Possiamo dire che esistono tre tipi diversi di Kintsugi:
- nel primo caso si riparano le semplici crepe;
- nel secondo caso si ricrea il pezzo mancante, realizzandolo interamente in lacca e oro;
- nel terzo caso si utilizza un pezzo proveniente da un’altra porcellana molto simile ma comunque non quello originale.
Ma perché ti ho parlato di questa tecnica?
Febbraio per Sognosoloacolori è il mese della riparazione che è legato al colore argento, la variante metallica del grigio, il colore del mese.
Riparare con la tecnica del Kintsugi può diventare uno strumento molto potente perché possiamo così trasferire un evento negativo della nostra vita sull’oggetto rotto. Una volta riparato l’oggetto, avremo la sensazione di essere riusciti a sistemare anche questo evento negativo, o almeno una piccola parte di esso.
Ecco perché il Kintsugi è spesso associato alla Resilienza, cioè alla capacità di rialzarsi sempre dopo una caduta.
Il significato profondo del Kintsugi sta proprio in questo aspetto: non dobbiamo nascondere le nostre ferite, sia fisiche che psicologiche, o vergognarcene perché se le “ripariamo” nel modo giusto superando il trauma che ci hanno lasciato e imparando da questo, le ferite possono diventare solo delle cicatrici a ricordarci delle battaglie a cui siamo sopravvissuti.
Il Kintsugi e la riparazione in una explosion box
Ti ho raccontato tutto questo per dirti che lo scorso anno ho trasferito questo concetto del Kintsugi in una explosion box.
Non è stato semplice perché mi era state fatte richieste precise e per nulla facile da trasformare in carta. Ma alla fine dopo tanta ricerca e qualche prova ne è nata una box stupenda e che ben rappresenta i concetti che chi me l’ha commissionata voleva trasmettere.
Chi ha ricevuto la box aveva le sue ferite rimarginate a ricordarle delle sue battaglie, lei che come la Fenice era sempre risorta dalle sue ceneri. Ogni momento buoi era diventato un momento poi di rinascita e di ritorno alla vita.
All’esterno ho proprio rappresentato il Kintsugi con questa carta che richiama il collante dorato che si usa per riattaccare i cocci rotti di un oggetto e quindi rappresenta le ferite ormai guarite ma che stanno lì a ricordare la lotta e la vittoria nei confronti di una situazione problematica.
All’interno invece ho trovato il modo di rappresentare la Fenice attraverso una lanterna che si illumina e dà l’idea di una fenice che brucia per poi risorgere dalle proprie ceneri. Questa immagine della Fenice (che abbiamo conosciuto bene nei film di Harry Potter) ben rappresenta l’animale mitologico legato ai concetti di morte e rinascita che l’uomo compie più volte in vita e che gli permettono di evolvere.
“La resurrezione, disse la fenice, è la cosa più semplice che vi sia: nascere due volte non è più strano che nascere una volta sola.
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